mercoledì 3 gennaio 2018

Il mito del fertilizzante artificiale

Quando comincarono a diffondersi i fertilizzanti artificiali, face sì che si passò "da un'agricoltura di sussistenza a una agricoltura mercantile" come afferma Claudio Saragosa in "Città tra passato e futuro: un percorso critico sulla via di biopoli"
In un certo senso, come osservato in un precedente post, molte persone, gli agricoltori in primis, ma non solo, credono che per poter produrre molto bisogna utilizzare fertilizzanti magari senza neanche rispettare le dosi giuste, non pensando che possano essere dannosi, pensando che sia l'unica soluzione possibile per poter sopravvivere (questo problema è rintracciabile soprattutto nei paesi in via di sviluppo o sotto sviluppati).
Questa sorta di indifferenza o ignoranza a questo problema, ha comportato un uso spasmodico di queste sostanze (di cui si è già discusso a quali pericoli espongono l'uomo e l'ambiente)ad è evidente,ad esempio, nei manifesti pubblicitari: "Concimando si coltiva l'abbondanza"

www.giardinaggio.net
Questo circolo vizioso, in realtà è innescato anche dal fatto che il consumismo del mondo moderno porta a produrre grandi quantità di prodotti, tra cui, appunto, prodotti alimentari, foraggio e biomasse, anche più di quanto si ha realmente bisogno. Di conseguenza, il terreno non riesce a reggere i ritmi che  questo sistema richiede quindi si ricorre ai fertilizzanti. In questo modo non solo si garantisce al terreno di essere più fertile, ma anche di produrre molto di più rispetto a quello che produceva prima e senza dover richiedere dei periodi "di sosta"(quello che tutti ricordano, come esempio, sotto il nome di rotazione triennale). E' sicuramente molto vantaggioso, ma il prezzo da pagare è caro e l'ambiente lo sta già pagando pesantemente.


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